Iginio Balderi nasce nel 1934 a Ponterosso una frazione del Comune di Pietrasanta in Italia, una cittadina nelle vicinanze di Forte dei Marmi e Carrara conosciuta per le famose cave di marmo.
Dopo gli studi al Liceo Artistico a Carrara passava un anno a Firenze dal Prof. Fazzini.
Nel 1955 ha continuato gli studi a Milano all'Accademia di Belle Arti di Brera e allievo di Marino Marini, si è diplomato nel 1959. Appena finiti gli studi è stato invitato assieme ad altri otto studenti neo-diplomati a partecipare ad una mostra collettiva nella Galleria dei Re Magi , “Brera59” . In seguito ha vissuto sei mesi a Parigi per approfondire i suoi studi accademici presso l' Ecole des Beaux Art. Ritornato poi a Milano si mise al lavoro nel proprio studio sono di quel periodo le opere intitolate “Colonne” (1959-1962).
Nei primi sei mesi del 1962 si trasferisce in Olanda, grazie ad una borsa di studio del governo olandese per frequentare dei corsi di approfondimento artistico all'Accademia d'Arte di Amsterdam, frequentava l'accademia e lavorava molto nel proprio studio, una casetta popolare in Amsterdam, dove continuava la sua ricerca con la serie scultorea intitolata “Colonne”.
Nel 1961 aveva anche fatto una serie di piccole opere di bronzo dal titolo “Dimensioni” in varie misure, circa 20x20x20 centimetri fino a 35x32x32 centimetri, questi lavori erano modellati direttamente in cera per poi essere fusi in bronzo. In questo periodo oltre alle opere scultoree dipingeva anche dei grandi quadri neri con delle righe bianche e una riga rossa di traverso.
Nella primavera del 1963 espone a milano la serie “Colonne” in gesso e la serie di sette bronzi intitolata “Dimensioni” presso la Galleria Minima e presentato nel catalogo da Franco Russoli che così di lui scriveva: “Queste colonne corrose – o rocchi di colonna sovrapposti in equilibrio instabile questi tronchi d'albero scortecciati – questi modellini di favolosi palazzi di una cultura (nuragica, etrusca, cretese) e di un mito dei moduli plastici – queste sculture infine di Balderi mi hanno suggestionato. Si affollano in un tentativo di salvataggio dall' irrazionale piacere del gioco letterario, il riferimento culturale più diverso: da Brancusi a Hoflehner, persino a un certo modo di intendere Wotruba. E ricordo le iniziali opere del giovane scultore alla scuola di Marini, il suo voler portare la piena adesione sensuale, fisica, alle forme del modello, verso una norma stilistica artigiana di tradizione carrarina, per ben valutare il suo impegno severo di darci, nel modo più estremamente diretto, l'immagine di un'insidia che di continuo corrode la sicurezza di un canone puro, che arricchisce così di inquietudini umane una troppo olimpica forma, la colonna, il simbolo di una perfezione perduta. Particolarmente interessanti sono poi le piccole composizioni in bronzo, nelle quali il giovane artista propone una soluzione di vita nello spazio, di rapporti planimetrici e architettonici, di quei suoi elementi plastici. Quasi un tentativo di passare dal mito e dalla solitudine, ad un colloquio.”
Nel 1965 esponeva alla Galleria dell'Ariete, a Milano, nel frattempo aveva fuso in bronzo le sue colonne e la più grande arrivava quasi a tre metri di altezza, questa serie di colonne in bronzo erano già state esposte varie volte all'estero, come ad esempio nella mostra internazionale di Scultura “Keukenhof 1964”, in Olanda. In quell'occasione Pierre Janssen ha scritto: “...Iginio Balderi, che come si vede nella mostra, si concentra già da qualche tempo sul modellare delle Colonne sia in gesso che in bronzo, volumi lisci in piedi con all'improvviso un taglio ruvido e affilato, tranquille, ma allo stesso momento misteriose e tese. Balderi è un buon esempio del clima culturale a Milano. Era alievo di Marini, il suo estremo unilaterale ( sì o no periodicamente) ricorda il pittore Piero Manzoni, e lui è come era l'amato Manzoni già conosciuto in Olanda perchè nel 1962 aveva ottenuto una borsa di studio ad Amsterdam.” (catalogo Keukenhof 1964). Dopo, le Colonne, furono esposte nel giardino dello Stedelijk Museum di Amsterdam e nel 1965 parteipò con questa serie alla VIII Biennale di Middeheim, Antwerpen.
Le “Colonne”, si può dire, hanno ancora elementi naturali nella forma, sono poi seguite da una serie di lavori fortemente allineati come si vede in: “Eptatlon”, “Penati”, “Le Cariatidi”, “Le tre Grazie”, “Le tre Parole” e nella “Tavola degli Dei”. Seguito direttamente da un'altra serie in vetroresina negli anni settanta intitolata: “D1.2.3.4.5.6.7 – 7 variazioni su un tema” dove il minimale contatto tra l'uovo e il prisma ha una forte espressione plastica. Le “sette variazioni sul tema” furono esposte nel 1974 allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Museo d'Ixelles a Bruxelles e nel Wilhem Lehmbruck Museum in Duisburg. Dopo queste esposizioni torna in sudio a Milano per creare una serie di costruzioni in metallo, usando ancora il prisma e l'uovo, messe in scatole sigillate di plexiglass, o in scatole di legno aperte su due lati, la serie è intitolata “Sospensioni” (1973)sempre con questa tecnica sono le opere intitolate: “Omaggio a Zarathustra” (1977) , “La Colonna del '76” (1976), “Omaggio a J.W.Dunne”(1977).
Negli anni settanta Iginio faceva anche delle grandi installazioni direttamente sul posto o nella galleria d'arte che lo ospitava come ad esempio: “Diario dagli anni settanta” alla galleria D' Ars di Milano, erano gli anni che lo vedevano impegnato nella realizzazione di grandi sculture in vetroresina le formava le limava le levigava le verniciava e le rendeva perfette, candide, bianche. Un lavoro lungo e malsano per la tossicità dei prodotti usati.
Dall' uso del vetroresina era tornato all' uso del marmo, bronzo e altri materiali. Era abile nella lavorazione del marmo che aveva appreso in giuventù. Si recava in fonderia dove patinava lui stesso le opere, i piccoli lavori li eseguiva nello studio di Milano.
Nel 1978 faceva l'ultima opera in plexiglas: “Sole” in cui l'uovo era sempre presente. Tornava al marmo, anche qui si ritrova la chiarezza del gioco sinuoso delle linee, come in tutti i suoi lavori.In questo periodo nell'evoluzione del suo percorso artistico entrava la forma geometrica “spirale” e spariva “l'uovo” che tornerà solo una volta nella scultura in bronzo “Esonartece III” (1990).
Dalla serie di sculture “Spirale” realizzate in marmo o in bronzo alla fine degli anni settanta inizio anni ottanta sono nate le opere con il titolo “Città”: la spirale cresceva verso l'alto e nascevano di nuovo lavori stilizzati, che continuava ad intitolare “Città”.
Nel suo ultimo grande lavoro in bronzo: “Esonartece III” (1993-1994), si trovano quasi tutti gli elementi della sua evoluzione artistica.
Fino al 1999 è stato professore di materie plastiche al Liceo Artistico di Milano per poi trasferirsi in Olanda a Egmond, si sentiva come a casa e nonostante non parlasse l'olandese ha stretto nuove amicizioe preziose. Negli ultimi anni della sua vita preferiva passare il suo tempo a Colletondo nelle colline di Pietrasanta o a Egmond.
Un artista internazionale, oggi le sue opere sono presenti in vari musei e collezioni private.
Questa biografia “raccontata” è stata scritta da Conny van Kasteel moglie di Iginio Balderi