Iginio Balderi
di Gian Luigi Corinto
L’anno scorso e dopo un anno dalla sua morte, il Museo Krannenburgh di Bergen in Olanda ha reso omaggio all’opera di Iginio Balderi, con una mostra (che si è chiusa il 4 marzo del 2007) e un catalogo. la forza dell’esposizione di Bergen viene da Conny van Kasteel, moglie di Balderi che ha raccolto in catalogo foto e testi di amici, collezionisti, critici e altri artisti, per restituire idee e ricordi che l’artista ha saputo suscitare lungo tutta la sua vita.
Da anni la sua Esonartece III sta nel giardino d’ingresso al museo di Bergen, a mostrare gli elementi fondanti della scultura dell’artista di Pietrasanta, fatta di forme e di simboli posti in relazione con il contesto che sta intorno.
A pagina 86 del catalogo è riprodotto un biglietto scritto di pugno da Balderi, indirizzato alla cara Nicole:
“… esonartece è composta da due parole:
1) Èso di origine greca dentro, all’interno (esoterico),
2) Éso dal greco éxo “fuori”; vale infuori, esterno, verso o dall’esterno (esocrino)
nartece:
1) in architettura portico sorretto da colonne, addossato alla facciata delle basiliche paleocristiane, era riservato ai penitenti e ai catecumeni,
2) cassetta, cofanetto in cui si conservano unguenti e medicinali…”
L’esonartece è dunque il portico d’accesso ai templi greci, che introduce al luogo del mistero religioso nascosto nel tempio, conosciuto agli iniziati che hanno la disponibilità e l’umiltà di chiedere l’ingresso. Le colonne del porticato indicano la strada, la via, ma sono esse stesse immagine e totem della divinità misteriosa.
Il totem è un oggetto materiale, un corpo celeste, un animale o una pianta che, nelle credenze delle tribù primitive origina e testimonia l’appartenenza ad un gruppo etnico, con la conseguenza che i rapporti di discendenza e di parentela determinano obblighi forti all’interno del gruppo, fino a diventare religiosi.
Il Totemismo è un sistema di discendenze e di parentele fondato sul totem. A seconda delle credenze presuppone l’esistenza di animali-antenati, che avrebbero dato origine al gruppo, essendo e diventandone anche i protettori.
Ogni gruppo etnico si identificava in origine con un animale. E infatti, ogni membro del gruppo non solo pensava di discendere da un determinato animale (il totem), ma pensava anche di potersi appropriare, con iniziazioni cerimoniali, delle qualità dell’animale, della forza, del coraggio, della bellezza… E’ ovvio che caratteristiche degli animali-totem hanno una forte valenza simbolica...
Per un figlio di artigiani del marmo quale può essere l’ascendente di appartenenza se non il marmo, che diviene prima ossessione di materia esclusiva, poi ossessione rifiutata da un certo punto in poi, sostituito dalla plastica. Bianco e pesante, lucente, che richiede abilità artigianale allo scultore, il marmo… bianca e leggera, opaca che richiede design e cultura del progetto da gettare in forma, la plastica. I rapporti tra l’uomo ed il suo totem sono reciprocamente benefici, il marmo protegge Iginio e Balderi esprime il suo rispetto per il totem, non uccidendolo, quando si tratta di un animale (se si è costretti a scolpire il marmo lo si fa osservando un prescritto rituale di scuse e di cerimonie espiatorie. Il senso di colpa spinge verso l’uso della plastica leggera.
Iginio Balderi nato a Pietrasanta nel 1934 ha la fortuna di vivere a Milano negli anni cinquanta e sessanta e di diplomarsi all’Accademia di Brera studiando con Marino Marini. Negli anni sessanta percorre la ricerca formale relativa all’archetipo della colonna, che culmina nel 1969, con l’opera EOS. Nel 1970 inizia una nuova opera inerente la forma ovoidale che prosegue per tutta la prima metà del decennio. Nel 1974 verifica questa ricerca con la mostra Sette variazioni sul tema allo Stedelijk Museum di Amsterdam e successivamente al Museo d’Ixelles a Bruxelles e al museo Lehmbruck di Duisburg.
La fase più recente della ricerca dell’autore si orienta dal 1976 verso il nuovo segno iconico della spirale, un altro totem. Tale esperienza viene proposta in varie personali presso gallerie estere, la Galleria Schoeller di Dusseldorf, Dabbeni di Lugano, la Galleria d’Arte Moderna di Forte dei Marmi e la Galleria Stendhal di Milano. Nel 1989 espone in Corso Vittorio Emanuele nel Percorso della Scultura a Milano.
La scultura di Iginio Balderi è connessa in modo complesso con l’occupazione dello spazio, la distribuzione delle forme, la profondità costruttiva, legando e compenetrando figure e ambiente. La scena impegnata dalle forme di Iginio Balderi celebra religiosamente il paesaggio descritto, offre ritualmente la materia in omaggio sia all’umanità sia alla natura. Il centro delle figure composte a spirale è l’attenzione centrifuga fino alla ricomposizione nella lettura da parte di chi guarda dell’atmosfera misteriosa, agitata ma vivente come nella danza religiosa delle vestali che onorano il totem. La poetica di Iginio Balderi mette insieme forme elementari nella più variabile combinazione - impiegando il peso del marmo ovvero la leggerezza della plastica - non sfinendosi nell’astrattismo delle forme (a che servono?) ma ricreando l’equilibrio razionale e al contempo mediterraneo, misterioso, mosso, danzante, grazioso, melodioso, insomma religioso.
- Gian Luigi Corinto -