Catalogo Kranenburgh Museum – Iginio Balderi – 2006

 

All'inizio della sua vita artistica Balderi si trova nel aboratorio paterno, nella cittadina toscana, Pietrasanta. Là, da generazioni, la famiglia si occupa della lavorazione del marmo. Una tradizione dove l'artigianato si unisce all'arte. In questo clima Iginio è stato iniziato alla tecnica della scultura. Il lavoro di Iginio Balderi si può riassumere in quello che si può chiamare un dialogo. Un dialogo tra il materiale e lo spaziale, il finito e l'infinito, l'uomo e il tempo. Nonostante la sua produzione non sia analitica, ma piuttosto radicata in un classicismo non figurativo, di origine mediterranea.

Dall'inizio della sua carriera Balderi è affascinato dall'essenza plastica dell'immagine, dal simbolismo e dal esaltato rigido aspetto della sua natura.

All'inizio degli anni sessanta nasce nel suo lavoro il tema “Colonne” come obiettivo plastico, libero da ogni significato aneddotico; sono figure slanciate, percepibili in modo concreto. All'altezza dell'occhio hanno un taglio organico che richiama qualcosa di umano e fa pensare a lineamenti facciali embrionali. L'artista, non ancora trentenne, prende parte con le sue “Colonne” a un dibattito post informale. Lui riguarda la dinamica primitiva come l'anima della scultura, alla quale attribuisce di nuovo la tridimensionalità e obiettività concreta. Così reintroduce in modo sottile la presenza del mito come realtà senza riferirsi agli esempi archeologici, primitivi o storici. Il suo approccio è intuitivo e puntato sull'essenza.

Non è che il lavoro di Balderi sia libero da influenze esterne. Con il suo debutto nella Milano degli anni '50/'60, in quel momento crogiuolo di nuove tendenze e metropoli con massima importanza nel design, subisce il clima artistico determinato da Lucio fontana e Umberto Milani. Iginio studiava all'Accademia di Belle Arti di Milano, sotto l'ala di Marino Marini. I suoi compagni di corso provenivano da tutte le parti del mondo. Caratteristico per il suo mondo dell'immaginario è la sua preferenza per il “totem” come espressione plastica e sacrale. Qualcosa che è inerente al mistero del tempo, il prendere in possesso o incarnare al tempo. In questo ordine l'uomo è un implicito punto di referenza che si éleva al di sopra dei suoi limiti e viene posizionato nel tempo duraturo e assoluto.

L'Uovo, la Spirale e la Città sono emblemi che parlano da sé per questa ricerca metafisica. L'Uovo, come simbolo magico per l'origine della vita, significa per Balderi soprattutto l'inizio misterioso del tempo (“Omaggio a Zarathustra”) la spirale appare principalmente anche come simbolo cosmico. Ma durante gli anni si sviluppa in un'immagine che vuole esprimere la forza vitale della natura. Una immagine strutturata dal processo di crescita che lentamente prende forma nella figura verticale del “totem” e della quale nasce la serie “Città”.

La sua prima scultura con titolo “Spirale”, che trovò la sua origine nella rotazione di un'elica intorno al suo asse, mostra l'esplodere della forma. In seguito poi, con solo i segni delle sezioni e degli spigoli sulla spirale, la forza virtuale viene espressa rinchiusa dei limiti geometrici della figura e sul punto di liberarsi per immergersi nello spazio. L'opera della città che può essere interpretata come un'allegoria per uomo, è in effetti una struttura “nodo”, un'utopia che nega le limitazioni del tempo e che funge da archetipo per il concetto cultura. “Esonartece II” unisce l'uovo, la colonna e il movimento della spirale.

Le sculture di Iginio Balderi sembrano in un primo momento alquanto semplici per il loro puro estetismo, per la loro immagine stilizzata. Ma più le si osservano, più diventano inafferrabili ed affascinanti. Si desidererebbe toccare questi bronzi per, oltre che con gli occhi, provare anche con il tatto la purezza delle loro forme rotonde ed al tempo stesso la segreta dinamica che innalza la materia.

Origine e desiderio di vita, appropriazione di tempo e impregnamento. Ombelico e cordone ombelicale, All'estremità del quale la vita si concentra e incide uno spazio nello spazio.

Colette Noel - 2006